CHI ERAVAMO














LA NOSTRA STORIA È COMINCIATA UN PO’ DI TEMPO FA, 
IN UN POSTO CERTAMENTE NON BELLO.  

C’ERA UNA VOLTA UN MANICOMIO ...


NOI SIAMO LA NOSTRA STORIA 

Negli anni ‘50 e ’60 il manicomio era probabilmente il luogo più terribile e squallido che si potesse immaginare. E quello di Dosso del Corso non faceva eccezione: anche qui si usava la contenzione, l’elettroshock e l’insulinoterapia, torture che si aggiungevano alla sofferenza della malattia. Quasi sempre la condanna era a vita. Con la libertà sparivano diritti, speranze, dignità, il futuro insomma. 

“Laggiù dove morivano i dannati / nell’inferno decadente e folle
nel manicomio infinito / dove le membra intorpidite
si avvoltolavano nei lini / ….
e le fascette torride ti solcavano i polsi e anche le mani,

e odoravi di feci, laggiù, nel manicomio … “     (Alda Merini)

 

La situazione comincia a migliorare negli anni ’70, soprattutto grazie a Franco Basaglia, autore di una delle più importanti esperienze di trasformazione della psichiatria del XX secolo. Andando decisamente controcorrente, Basaglia trova nella libertà il terreno su cui costruire un nuovo rapporto terapeutico fondato sulla comprensione della persona malata, attraverso il dialogo fra psichiatra e paziente, visto finalmente come una persona immersa nella sua solitudine, ferita dalla sofferenza e bisognosa di ascolto. 

Il vento, la bora, le navi che vanno via
il sogno di questa notte
e tu l’eterno soccorritore
che da dietro le piante onnivore
guardavi in età giovanile
i nostri baci assurdi
alle vecchie cortecce della vita”.

(Alda Merini, poesia dedicata a Franco Basaglia)

Basaglia verrà più volte anche nell’ospedale psichiatrico del Dosso, dove già si cominciava a far uscire i pazienti, ad accompagnarli in soggiorni al mare o in gite in città vicine.

Il 13 maggio 1978 viene approvata la legge 180 che sancisce la chiusura dei manicomi e istituisce i servizi di igiene mentale pubblici, ma passeranno ancora parecchi anni prima che si arrivi a superare del tutto la logica manicomiale. 

È il 1992 quando Giuseppina De Miranda arriva come infermiera caposala all’ospedale psichiatrico di Dosso del Corso. La struttura è diventata decisamente più aperta al mondo esterno. Pina conosce i familiari che vengono a far visita ai loro congiunti: c’è Laura che durante la settimana passa a salutare la zia, c’è Giusy che alla domenica fa visita alla madre, c’è Oreste che viene con la moglie a trovare la suocera, c’è Franco che passa a salutare il fratello … E così Pina, che è una sognatrice, ha l’idea di fondare un’associazione per creare legami di condivisione tra questi familiari. Lo chiede ai suoi superiori che in un primo momento rifiutano, poi danno il loro consenso.

La prima cosa da fare è capire come altre associazioni hanno sviluppato un progetto simile, e allora ecco Pina a Reggio Emilia e poi a Modena, a vari convegni. E finalmente ha un cammino percorribile da offrire ai familiari con cui ha condiviso tanti momenti di frustrazione e di sofferenza. Tutti accettano con la consapevolezza di poter affrontare un percorso comune.

Ma quale nome dare all’associazione? Il film “Il buio oltre la siepe” offre un’idea illuminante: sarà un’associazione che si pone come obiettivo di aiutare la persona che soffre di disagio della mente e i suoi familiari, per oltrepassare la siepe che circonda l’ospedale psichiatrico, per guardare oltre la malattia, oltre lo stigma, andare al di là, più lontano …


Ecco il nome: 


     OLTRE LA SIEPE






I soci fondatori sono 15: Baraldi Bruno, Bissoli Nadia, Bizzarri Franco, Bresciani Vanna, Breviglieri Oreste, De Miranda Giuseppina, Garipoli Giovanni, Marini Giuseppe, Mondini Marino, Montanari Arnaldo, Nosé Giuseppina, Perna Immacolata, Prezzi Laura, Raimondi Giuseppe, Rebecchi Cesarino.  

Il 9 marzo 1996 i soci fondatori firmano l’atto costitutivo dell’Associazione di Volontariato Onlus Oltre la Siepe davanti al notaio Gianpaolo Fabbi. Il consiglio direttivo è formato da: Bissoli, Bizzarri, Breviglieri, De Miranda, Nosé, Prezzi, Rebecchi. Tutti concordano sul nome di Nosé come presidente. 

Inizialmente i soci si riuniscono in uno spazio dell’ospedale psichiatrico, poi, quando questo chiude definitivamente i battenti il 28 dicembre 1999, usufruiscono dello spazio in una palazzina dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. È Oreste Breviglieri che si occupa dell’aspetto burocratico dell’associazione e tiene aperta la sede per tre giorni settimanali. Con meticolosa pazienza raccoglie ogni articolo della Gazzetta di Mantova che parla di Oltre la Siepe, ogni progetto che si mette a punto, le foto degli eventi, delle pubblicità create.