IL BUIO DENTRO

L’avevano braccato con centinaia di uomini, con cani molecolari e un elicottero a sorvolare
la zona. Avevano sospeso ogni festa e invitato la gente a non uscire di casa: c’era in giro
un assassino pericoloso. E per due giorni i media ci hanno informato su questa caccia al
mostro, identica alla caccia all’orsa in Trentino. Poi lo hanno trovato. Era nudo e
addormentato su una panchina davanti a una chiesetta alpina, ferite in tutto il corpo
provocate dai rovi di due giorni di fuga nella fitta boscaglia, i piedi piagati dal correre senza
scarpe. Sfinito e tremante, non riusciva nemmeno a camminare, non ha opposto
resistenza e non ha detto una parola. Allora, e solo allora, chi lo ha visto ha provato un
sentimento di umana pietà.
Pe mai vista in faccia. Chi non ha visto persone sbattere (letteralmente!) la testa contro il
muro, o piantarsi le unghie nella carne, o raggomitolarsi per terra perché il dolore psichico
è troppo forte, insopportabile, e allora molto meglio il dolore fisico che un po’ zittisce l’altro,
quello più forte, quello che devasta e per il quale non c’è soluzione, se non il farmaco che
addormenta e stordisce, là dove una sessantina di anni fa si usava l’elettroshock.
Chi non conosce tutto questo ha solo paura e trova più tranquillizzante la soluzione che
propone la riapertura dei manicomi ad ogni fatto di cronaca riguardante il disagio psichico.
La nostra associazione Oltre la Siepe opera nel Mantovano dal 1996 e si occupa di salute
mentale. Sappiamo quanto sia dura assumersi la grande responsabilità di prendersi cura e
curare malati di questo tipo, sicuramente i più difficili. E conosciamo bene come i servizi di
salute mentale siano sempre più impoveriti di risorse. Ma difendiamo con forza il diritto al
benessere di chi soffre di disturbo psichico, attraverso una presa in carico collettiva,
anziché cercare un contenitore per gli “scarti”, per chi non risponde ai canoni richiesti da
questa società sempre più ripiegata su se stessa e incapace di guardare oltre.
In questi giorni abbiamo seguito la caccia al ragazzo olandese che ha ucciso il padre e un
amico, constatando, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come l’accento veniva sempre
messo sulla pericolosità e sull’enfasi della ricerca, mai sulla malattia che aveva provocato
l’immane tragedia. Quel corto circuito mentale impossibile da spiegare, quell’improvviso e
misterioso black out che può trasformare un ragazzo taciturno e infelice (per un amore
finito, pare) in un implacabile assassino. Per poi ridiventare il tipo mite e silenzioso, che
forse nemmeno ricorda quanto accaduto. Non ci sono spiegazioni. Ci può essere solo
pietà. Per le due vittime che hanno perso la vita. Per il ragazzo che stava già male prima e
d’ora in poi potrà stare solo peggio. Per quella madre che dovrà accettare il dolore di aver
perso il marito per mano del figlio. Di chi la colpa? La malattia psichica è la più
inspiegabile e la più misteriosa, perché ha origini negli abissi più profondi della mente,
labirinti nei quali ci si può perdere.
Si tratta di patologie in forte aumento tra i giovani, che non vanno mai sottovalutate e
coinvolgono la collettività nel suo insieme. Gli psichiatri e gli psicologi da soli non bastano.
I farmaci da soli non bastano. Quello che fa la differenza sono le persone all’esterno, i
cosiddetti “normali”, i vicini di casa, gli amici, i parenti, ma anche semplicemente il barista
che allunga la tazzina o il giornalaio che porge il giornale. Il malessere regredisce se
avanza l’accoglienza da parte della società. rché sappiamo bene quanto sia difficile capire la malattia psichiatrica per chi non l’ha
mai vista in faccia. Chi non ha visto persone sbattere (letteralmente!) la testa contro il
muro, o piantarsi le unghie nella carne, o raggomitolarsi per terra perché il dolore psichico
è troppo forte, insopportabile, e allora molto meglio il dolore fisico che un po’ zittisce l’altro,
quello più forte, quello che devasta e per il quale non c’è soluzione, se non il farmaco che
addormenta e stordisce, là dove una sessantina di anni fa si usava l’elettroshock.
Chi non conosce tutto questo ha solo paura e trova più tranquillizzante la soluzione che
propone la riapertura dei manicomi ad ogni fatto di cronaca riguardante il disagio psichico.
La nostra associazione Oltre la Siepe opera nel Mantovano dal 1996 e si occupa di salute
mentale. Sappiamo quanto sia dura assumersi la grande responsabilità di prendersi cura e
curare malati di questo tipo, sicuramente i più difficili. E conosciamo bene come i servizi di
salute mentale siano sempre più impoveriti di risorse. Ma difendiamo con forza il diritto al
benessere di chi soffre di disturbo psichico, attraverso una presa in carico collettiva,
anziché cercare un contenitore per gli “scarti”, per chi non risponde ai canoni richiesti da
questa società sempre più ripiegata su se stessa e incapace di guardare oltre.
In questi giorni abbiamo seguito la caccia al ragazzo olandese che ha ucciso il padre e un
amico, constatando, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come l’accento veniva sempre
messo sulla pericolosità e sull’enfasi della ricerca, mai sulla malattia che aveva provocato
l’immane tragedia. Quel corto circuito mentale impossibile da spiegare, quell’improvviso e
misterioso black out che può trasformare un ragazzo taciturno e infelice (per un amore
finito, pare) in un implacabile assassino. Per poi ridiventare il tipo mite e silenzioso, che
forse nemmeno ricorda quanto accaduto. Non ci sono spiegazioni. Ci può essere solo
pietà. Per le due vittime che hanno perso la vita. Per il ragazzo che stava già male prima e
d’ora in poi potrà stare solo peggio. Per quella madre che dovrà accettare il dolore di aver
perso il marito per mano del figlio. Di chi la colpa? La malattia psichica è la più
inspiegabile e la più misteriosa, perché ha origini negli abissi più profondi della mente,
labirinti nei quali ci si può perdere.
Si tratta di patologie in forte aumento tra i giovani, che non vanno mai sottovalutate e
coinvolgono la collettività nel suo insieme. Gli psichiatri e gli psicologi da soli non bastano.
I farmaci da soli non bastano. Quello che fa la differenza sono le persone all’esterno, i
cosiddetti “normali”, i vicini di casa, gli amici, i parenti, ma anche semplicemente il barista
che allunga la tazzina o il giornalaio che porge il giornale. Il malessere regredisce se
avanza l’accoglienza da parte della società.
Proprio in questo periodo la nostra associazione sta preparando la giornata mondiale della
salute mentale del 10 ottobre, attraverso una serie di eventi che si svolgeranno nella
nostra città dal 30 settembre al 10 ottobre. Sono previsti film, conferenze e dibattiti, tutti
gratuiti e rivolti ai cittadini mantovani, che fin d’ora invitiamo numerosi.

- Lettera pubblicata sulla Gazzetta di Mantova il 29 agosto 2023 -