Dal 5 all’11 ottobre è stato organizzato a Mantova il Festival della Salute Mentale. E naturalmente la nostra associazione era in prima fila.
UNA SETTIMANA DI EMOZIONI
5 OTTOBRE, ore 17
Si è cominciato presso il cinema Mignon con la conferenza di Matteo Molinari dedicata al film Un angelo alla mia tavola, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Janet Frame, per la regia di Jane Campion. Molinari, noto critico cinematografico, racconta una storia di liberazione. Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Janet Frame, come ricorre il centenario di Basaglia.
Janet era nata in Nuova Zelanda da una famiglia poverissima, con tre sorelle e un fratello epilettico. Aveva capelli rossi, ricci, era piena di efelidi e piuttosto robusta, portava i vestiti consunti dall’uso delle sorelle maggiori, e per tutto questo veniva derisa e presa di mira dai compagni. Aveva però il dono di saper usare le parole, di saperle disporre in modo molto personale. Era insomma una diversa, dotata di grande sensibilità e fantasia, che preferiva la lettura al gioco, che faticava a relazionarsi con gli altri. Per questi motivi, diventata adulta, fu considerata pazza e una sua insegnante consigliò alla madre il ricovero in una clinica psichiatrica. Janet vi rimase otto anni, subendo oltre 200 trattamenti di elettroshock. Era addirittura candidata alla lobotomia, ma proprio il giorno prima di questo intervento arrivò la notizia della vincita di un importante premio letterario con conseguente pubblicazione di un suo libro. Grazie a questo poté uscire dal manicomio.
Da quel momento la sua vita sarà piena e appagante, anche se non esente da drammi, come un aborto spontaneo dopo una delusione d’amore. Ci saranno però anche riconoscimenti per la sua arte: sarà infatti candidata per ben due volte al Premio Nobel per la letteratura. Il lieto fine di una storia vera che commuove e rinfranca.
Una storia così drammatica poteva essere raccontata solo da un’altra donna, anche lei neozelandese, anche lei impastata di vasti panorami verdi, Jane Campion, regista di grande sensibilità, capace di cogliere le infinite sfumature dell’animo femminile. Dalla libertà totale della bambina, alla prigione della donna, fino alla liberazione che apre alla speranza anche dopo un cammino così faticoso, la macchina da presa della Campion ritrae con pudore e rara intensità particolari rivelatori del carattere della Frame, del suo crescente malessere, dell’orrore nel manicomio e della vita degna finalmente ritrovata.
Nel 1990 il film Un angelo alla mia tavola ha ricevuto il Leone d’argento alla Mostra del cinema di Venezia e numerosi altri riconoscimenti internazionali.
Soltanto un paio d’ore dopo, a Suzzara va in scena lo spettacolo teatrale Tra parentesi, la vera storia di un’impensabile liberazione, con Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua.
Si tratta dell’emozionante racconto della rivoluzione basagliana, fatto dal settantasettenne psichiatra Dell’Acqua che a quella rivoluzione ha contribuito. Era infatti un giovane medico quando agli inizi degli anni ’70 arrivò al manicomio di Trieste dove operava Franco Basaglia. Era lo stesso Basaglia che una decina d’anni prima aveva cambiato troppe cose nel manicomio di Gorizia, cominciando subito, quando da neo direttore, gli avevano sottoposto l’elenco delle contenzioni da firmare. Lesse, ci pensò un attimo, poi depose la penna e disse semplicemente, da veneziano quale era “E mi no firmo”. Con lui cessarono le tristi pratiche di ogni manicomio: elettroshock, trattamenti con insulina, persone legate ai letti, lenzuola bagnate strette intorno alla testa, camicie di forza, porte chiuse a chiave, inferriate alle finestre, pazienti senza identità con uniformi tutte uguali… Quasi si trattasse di reclusi da punire invece che di malati da curare. Con Basaglia cambia tutto. E si incomincia col restituire ai pazienti psichiatrici quello che è l’aspetto più umano di tutti: la parola. Lo psichiatra parla con tutti gli ospiti dell’ospedale, vuole conoscere le loro storie, e anche i pazienti cominciano a parlare tra di loro, a discutere in assemblea per decidere ciò che li riguarda. Questo si era fatto a Gorizia, questo si continuò a fare a Trieste dove Basaglia fu direttore dal 1971.
Nella vasta area del manicomio un vecchio ronzino trainava il carrello che trasportava la biancheria, il cibo, i rifiuti, eccetera. Per tutti era Marco Cavallo. Diventato troppo anziano, era destinato al mattatoio e venne un macellaio a valutarne il valore. I pazienti protestarono vivamente: giù le mani da Marco Cavallo! Scrissero quindi al Presidente della Provincia di Trieste impegnandosi a versare una somma pari al ricavato della vendita dell’animale, e ad occuparsi di lui fino alla sua morte naturale. E così avvenne.
Basaglia aveva aperto nel manicomio dei laboratori artistici e spesso invitava persone che potessero aiutare in questi spazi liberi di creatività. Fu così che arrivarono lo scrittore Giuliano Scabia e l’artista Vittorio Basaglia, cugino di Franco. Venuti a conoscenza della storia di Marco Cavallo, decisero di costruire un’installazione, un cavallo di legno e di cartapesta. Vi lavorarono per mesi pazienti e operatori: doveva essere grande per contenere al suo interno le aspirazioni, i desideri di tutti i malati, e doveva essere azzurro, il colore del sogno.
Ne risultò un bel cavallo longilineo, fiero, alto più di quattro metri, con gli occhi che guardano lontano. Quando fu terminato si discusse a lungo in assemblea se fosse il caso di farlo uscire o se dovesse rimanere nel laboratorio dove era nato. Alla fine si decise che era giusto mostrarlo al mondo.
È lo psichiatra Peppe Dell’Acqua che nello spettacolo teatrale racconta la storia del cavallo. E a questo punto dello spettacolo si alza in piedi e diventa Marco Cavallo che prende vita. È il cavallo che decide, è lui che è stufo di star chiuso tra quattro mura. Ma come uscire? È troppo alto per passare dalle porte! Però è forte e sicuro di sé, e allora prende la rincorsa e … pum! La porta a vetri si infrange, cade un architrave e finalmente Marco Cavallo esce trionfante nel sole. E dietro di lui pazienti e operatori, con tamburi e canti, e chi vuole si aggiunge al corteo in festa. I matti per strada? Sì, i matti per strada. Perché si sono abbattute porte, si è infranto un tabù, si sono sepolti secoli di pregiudizi. E indietro non si torna.
Il 25 febbraio 1973, cinque anni dopo la passeggiata di Marco Cavallo, viene approvata la legge 180 che impone la chiusura dei manicomi e istituisce i servizi di igiene mentale pubblici sul territorio.
Oggi Marco Cavallo è ancora in quello che era il manicomio di Trieste, ma, simbolo forte di libertà, esce per le strade ogni volta che c’è bisogno di ricordare l’ignominia di persone private di diritti e dignità.
6 OTTOBRE
Connubio inconsueto, certo, ma deciso per la concomitanza del festival dedicato al benessere mentale e della camminata a sostegno della terza marcia mondiale per la pace partita il 2 ottobre dal Costa Rica, uno dei pochi paesi al mondo a governare senza esercito.
Un gruppo di volontari di Oltre la Siepe e dell’Università Verde parte in auto da Cittadella alla volta di Olfino dove incontra i volontari dell’Associazione Self Help San Giacomo di Verona. Un rappresentante di questa associazione offre alla Presidente di Oltre la Siepe la laurea Honoris Causa in Utopia. Dopo una breve condivisione sul tema della pace, il gruppo (formato da una sessantina di persone) si incammina in un viottolo di campagna costeggiando il Mincio e sventolando le bandiere multicolori. È una bella giornata di sole, e sono piacevoli i tre chilometri che si percorrono per arrivare in una Monzambano parata a festa e piena di gente. Qui ci si incontra con i rappresentanti dell’Associazione Alda Merini e insieme si percorre la salita che porta al monumento ai caduti dove una bandiera della pace viene infilata in un cannone. Nel centro del paese il gruppo è accolto dai partecipanti al Family Friendly, un evento rivolto a famiglie e bambini con esibizioni di danza e giochi acrobatici.
Si dà poi spazio alla discussione privilegiando liberi interventi di tutti i presenti. Si affronta il discorso delle difficoltà che vivono le famiglie con un malato psichico e si raccolgono messaggi di pace che troveranno spazio in una pubblicazione.
È domenica mattina, è la giornata della marcia della pace e della salute mentale.
Alla sera, a Corte Maddalena, si festeggia un anniversario importante: i 25 anni di attività nel mondo della psichiatria della Cooperativa Ippogrifo.
In una sala gremitissima va in scena lo spettacolo Se me lo dicevi prima, allestito dalla compagnia teatrale Zero Beat. Accanto agli attori professionisti recitano tutti gli ospiti della comunità, tutti gli operatori e i ragazzi che frequentano la Farm School.
Spettacolo suggestivo, dove è continuo il rimando alla figura di Basaglia, e non poteva che essere così, dato il centenario dalla nascita che si festeggia quest’anno. Sul maxi schermo immagini del manicomio di Trieste, sul palcoscenico la realtà di oggi a dimostrare la strada percorsa grazie a quegli inizi.
Viene presentata la Farm School, scuola rivolta a ragazzi che hanno difficoltà ad adattarsi in una scuola tradizionale: qui si privilegia l’esperienza concreta, per arrivare all’aspetto teorico in un secondo momento.
Si prosegue con giochi col pubblico, per finire con un ricco buffet e l’immancabile torta di compleanno della Cooperativa.
7 OTTOBRE
Presso il Cinema Mignon, alla mattina, viene proiettato un film d’animazione dal titolo La mia vita da zucchina, che i ragazzi della CRA (Comunità Riabilitativa Alta Assistenza) hanno scelto di proporre ad alcune classi dell’Istituto Tecnico Mantegna.
Film delicato e intenso, affronta temi di grande attualità, filtrati dagli occhi ingenui di bambini e ragazzini. È la storia di un bambino di 9 anni che causa involontariamente la morte della madre, alcolizzata e violenta. Dato che il padre se ne era andato anni prima, il bambino è solo e si ritrova in un istituto per bambini abbandonati. È un microcosmo di umanità sofferente, ogni ospite della struttura ha infatti pesanti traumi alle spalle: chi ha il padre e la madre in carcere per droga e spaccio, chi è stato abusato in famiglia, chi ha avuto la madre migrante rimpatriata, chi ha assistito all’omicidio della madre per mano del padre che si è poi suicidato… Un concentrato di tragedie che sappiamo essere reali, in quanto la cronaca ne fornisce quotidianamente.
Grazie però ad operatori sensibili e all’amicizia che i piccoli ospiti stringono tra di loro, è possibile un riscatto da tanto dolore. E il protagonista sarà alla fine accolto in affido insieme alla ragazzina di cui si è innamorato.
Un film che commuove senza mai cadere nella retorica, un film che “sa di buono”, perché offre speranza anche ai drammi più bui.
Finita la proiezione di questo film, viene presentato un breve cortometraggio realizzato dai ragazzi presso la loro comunità e che mostra momenti di vita quotidiani: i pasti in comune, le attività, le risate, la condivisione nei colloqui con gli operatori.
C’è poi un interessante dibattito tra i ragazzi del Mantegna con i ragazzi ospitati presso la CRA. Emerge curiosità, interesse, partecipazione al racconto che viene fatto da chi vive un disagio a chi invece sta meglio. Invitati a scrivere una frase in totale anonimato, tra i ragazzi della scuola c’è anche chi confessa un forte malessere.
In contemporanea, presso ATS Valpadana, a Dosso del Corso, ha luogo il convegno rivolto soprattutto agli operatori della psichiatria che riguarda la salute mentale, la psichiatria comunitaria e il servizio sociale dal titolo “Paradigmi, intrecci, incontri e conflitti nei servizi contemporanei”.
Stesso giorno, alle 18, presso il Cinema Mignon è la volta di Giacomo Cecchin, noto giornalista mantovano, scrittore, blogger e guida turistica. Cecchin offre quella che dal punto di vista didattico si può definire una perfetta lezione, dal titolo "Follia e furore, la vita come opera d’arte”.
Cecchin analizza il rapporto tra arte e follia cominciando dal significato dei termini: chi è l’artista, chi e cosa lo stabilisce, cos’è la follia. Naturalmente non manca il richiamo a Basaglia: “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione”. Il relatore fornisce svariati esempi spaziando dall’arte classica a quella contemporanea, e spiega concetti complessi con semplicità. Riguardo alla follia, ricorda come si sia passati dall’esclusione (in tempi lontani), alla reclusione (il primo manicomio fu fondato nella seconda metà del ‘700), all’inclusione (con Basaglia).
Termina con una citazione del poeta americano Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce”.
Subito dopo Beatrice di Rete 180 intervista Giacomo Cecchin e anche Francesco Testi e Virginia Guastalla, due artisti mantovani che hanno esposto alcune delle loro opere all’ingresso del cinema. Francesco e Virginia parlano del loro modo di fare arte e di come questo li abbia aiutati nel vivere il disagio psichico.
Serata emozionante, bella da vivere.
8 OTTOBRE, ore 18.30
Presso il Cinema Mignon al gran completo si ripete il film La mia vita da zucchina, stavolta rivolto a tutta la cittadinanza (v. sopra).
9 OTTOBRE
Nel primo pomeriggio, presso l’Isola del Sapere, nei giardini di Palazzo Te, va in onda Isola si-cura, momenti diversi dedicati al benessere mentale: performance degli allievi del Liceo Musicale di Mantova, mindfulness e campane tibetane, esposizione di opere degli utenti di CRA e CPS.
Si conclude presso il centro diurno del CPS con il monologo interpretato da Francesca Campogalliani, dal titolo “La sostenibile leggerezza della libertà”. È il commovente racconto fatto da una persona semplice, una donna diventata infermiera per caso nel manicomio di Trieste e che ha vissuto il grande cambiamento operato da Basaglia (sì, ancora e sempre lui!). L’attrice, con accento veneto, riporta alcuni episodi di violenza verso i pazienti ai quali ha assistito, e poi la grande apertura: i malati psichiatrici perfino nei migliori ristoranti della città, loro, abituati a mangiare solo col cucchiaio perché forchette e coltelli potevano essere pericolosi, loro che non avevano mai visto ambienti così lussuosi. Perché il bello, sotto tutti gli aspetti, fa stare bene.
L’infermiera inizialmente fatica a capire, ha tanti timori, come accettare i turni di notte con infermieri uomini, ma a poco a poco si abitua, comprende, e diventa un cambio di prospettiva che modifica la sua vita insieme a quella dell’ospedale. Talmente forte diventa quel cambiamento che anche dopo la pensione continua a frequentare quel luogo, ora uno spazio libero, dove libertà è partecipazione all’esistenza altrui
10 OTTOBRE
Un’intera giornata nella Sala dei Trionfi di Palazzo San Sebastiano per il convegno Buone risorse nel contrasto alla crisi.
In presenza, da varie parti del Nord Italia, e da remoto da tutta Italia, tanti interventi sui saperi esperienziali di utenti, familiari, operatori, cittadini al fine di un’integrazione paritaria, base di una salute mentale di comunità.
Nel suo intervento la nostra presidente Alessandra Varini sottolinea l’importanza del Co-Lab, lo strumento che permette alle diverse professionalità di integrarsi e lavorare insieme, e grazie al quale è nata questa settimana dedicata al benessere mentale. Evidenzia inoltre come, in una società sempre più individualista, la figura dell’ESP sia esattamente l’opposto.
Si presentano le quattro utenti che hanno frequentato un corso organizzato dalla Regione Lombardia per diventare ESP, cioè esperte in supporto tra pari. Si tratta di Giusy, Ilaria, Isadora e Silvia che presto potranno affiancare gli operatori della psichiatria per aiutare i pazienti con una diversa comprensione dei loro malesseri, avendoli vissuti in prima persona.
Intorno alle 13, e per un paio d’ore, ci si sposta al CPS per l’open day, poi si torna a Palazzo San Sebastiano per le conclusioni.
Una giornata all’insegna dell’ottimismo e del fareassieme, consapevoli che “se lo puoi sognare, lo puoi fare”.
11 OTTOBRE, ore 15.30
Nei giardini dell’SPDC, presso l’Ospedale di Mantova, è il momento di “Emozioni a colori”, esperienze raccontate. La psichiatria dell’ospedale si presenta col suo nuovo modo di lavorare e di proporre la cura. Parlano alcune persone che sono state ricoverate e che ricordano la capacità di accoglienza e di ascolto lì incontrate. Vengono lette delle testimonianze lasciate da studenti tirocinanti, tutte molto lusinghiere, a dimostrazione che la strada imboccata, anche grazie alle nuove assunzioni di operatori diversi, è la migliore finora realizzata. Musica e buffet completano il pomeriggio.
Ore 18, presso l’Arci Tom, si chiude questa settimana di emozioni belle con la replica dello spettacolo teatrale “Scintille”, per la regia di Teatro Magro: improvvisazioni di utenti, liberi pensieri, un modo alternativo di cura, per esternare un vissuto, per mettersi in gioco, per vincere paure .
CINEMA MIGNON – ARTE E FOLLIA - Lunedì 7 ottobre ore 18
Nell’ambito della settimana di eventi organizzati da ASST, Oltre la Siepe e utenti del Centro Psico Sociale per ricordare la giornata della Salute Mentale, ha avuto luogo lunedì 7 alle ore 18 presso il cinema Mignon un emozionante momento coordinato da Giacomo Cecchin, conosciutissima guida culturale mantovana, e animato da due artisti come Francesco Testi, disegnatore e Virginia Guastalla, pittrice e tatuatrice. L’evento era incentrato sul rapporto tra Arte e Follia e, dopo una dotta introduzione al tema di Cecchin che, con la sua ben nota empatia, ha saputo spiegare concetti non immediati come la definizione di arte, di follia e di artista, rendendoli di facile comprensione per l’attento pubblico, si è acceso un interessante dibattito, sollecitato da Barbara, di Rete180, attraverso domande via via sempre più profonde.
Sia Francesco che Virginia hanno saputo rendere partecipi gli ascoltatori delle loro emozioni e, soprattutto, di come la loro arte espressiva abbia il potere di esternarle senza filtri per chi è chiamato, guardando le loro opere, ad interpretarne il senso.
Grazie alle puntuali domande di Barbara ed al contributo di Giacomo, a suo agio nell’esprimere, a sua volta, il legame tra arte e follia, con dovizia di esempi illustri, quali Van Gogh, Picasso e Mozart, il pubblico presente ha potuto fare un tuffo arricchente nell’affascinante mondo senza confini del rapporto tra il genio artistico e i gesti folli che, chi più chi meno, abbiamo compiuto tutti talvolta nella nostra esistenza.
Ancora una volta chi era assente ha perso una straordinaria occasione per aprire i propri orizzonti culturali in un contesto ideale quale il Cinema Mignon, teatro parecchie volte, anche recentemente come in occasione di “Un angelo alla mia tavola”, di momenti dal forte impatto emotivo.
PARCO TE – CENTRO PSICO SOCIALE E RETE180 - Mercoledì 9 ottobre ore 14
Un’altra esaltante giornata nell’ambito del Festival della Salute Mentale ha avuto luogo in parte all’aperto nella cornice del Parco Te ed in parte, come momento conclusivo, presso il Centro Diurno di Viale Della Repubblica, con un magistrale monologo di Francesca Campogalliani, incentrato sulla figura di una infermiera dell’Ospedale psichiatrico di Trieste che ha vissuto la rivoluzione basagliana con la chiusura del manicomio triestino.
Il pomeriggio presso il Parco Te, nell’isola dedicata ai momenti formativi e di intrattenimento, è iniziato con una serie di esibizioni musicali a cura di giovani allievi del Conservatorio di Mantova, molto apprezzate anche dai passanti e non solo dal pubblico seduto. A far da contorno all’isola alcune esposizioni di opere artistiche di utenti delle Comunità “Villa Angela” e “Corte Maddalena” e un banchetto con materiale promozionale dell’Associazione Oltre La Siepe. Immancabile la presenza di Rete 180 che ha intervistato tra gli altri l’assessore al welfare del Comune di Mantova, Andrea Caprini, che ha rivelato i propri gusti musicali, oltre a ribadire il potere terapeutico della musica. Verso le 16.30 grande successo di pubblico ha riscosso la lezione di mindfulness con tanto di campane tibetane alla ricerca del benessere interiore.
Infine alle ore 18 un numeroso gruppo di persone si è spostato nel vicino Centro Diurno per assistere ad una grandiosa performance di Francesca Campogalliani, dedicata alle emozioni vissute da una infermiera triestina, che ha riscosso un fiume ininterrotto di applausi a suggello delle emozioni che la grande attrice teatrale mantovana ha saputo suscitare, grazie anche all’accompagnamento musicale di un giovane allievo del Conservatorio.
PALAZZO S. SEBASTIANO – BUONE RISORSE NEL CONTRASTO ALLA CRISI
Giovedì 10 ottobre ore 9 – 17
In occasione della Giornata mondiale della Salute Mentale Mantova ha saputo offrire alla cittadinanza un Convegno dal titolo “Buone Risorse nel contrasto alla Crisi” grazie alla Collaborazione tra ASST, Associazione Oltre la Siepe e Cooperative come C.S.A., Ippogrifo e Papa Giovanni XXIII che gestiscono le Comunità terapeutiche sul territorio provinciale. Il Comune di Mantova, tramite l’Assessore al Welfare Andrea Caprini, ha messo a disposizione un ambiente bello ed accogliente come la Sala dei Trionfi presso il Palazzo San Sebastiano, sede del MACA.
Sin dall’introduzione del moderatore Giovanni Rossi, il centinaio di persone presenti, non solo mantovani, ma provenienti da varie parti d’Italia (Alba, Gorizia, Trento, Cremona, Milano, Prato, etc.. ), ha potuto respirare un clima familiare.
Dopo i saluti di Angela Bellani di ASST, bissati dalla D.sa Gerola nel pomeriggio, e di Andrea Caprini, in rappresentanza del Comune, la prima sessione del Convegno dedicata agli interventi istituzionali di Debora Bussolotti, direttrice del DSM di Mantova, Andrea Pinotti, direttore del DSM e Dipendenze della provincia di Mantova, di Renzo De Stefani fondatore del movimento delle Parole Ritrovate che applica la filosofia del Fareassieme, nata a Trento più di vent’anni fa, e di Alessandra Varini, Presidente di Oltre la Siepe ha focalizzato il tema del Convegno sull’importanza del sapere esperienziale degli Esperti in Supporto tra Pari (ESP) nell’affiancare l’operato dei Servizi di Salute Mentale, sempre più in difficoltà con le nuove patologie del disagio psichico emergenti tra i giovani.
La seconda sessione, moderata da Rossella Monti, Presidente della neonata Associazione Italiana Persone Esperte in Supporto tra Pari (AIPESP) in collegamento da remoto (un plauso a Rete 180 e ai tecnici di supporto che hanno garantito la qualità ottimale dei collegamenti!), ha avuto come protagoniste le nuove fresche ESP, le giovani mantovane Giusi, Ilaria, Isadora e Silvia, affiancate da un giovane ESP milanese, che, insieme agli operatori Monica, Antonio ed Alessandra, hanno raccontato le emozioni legate alla frequentazione del corso regionale lombardo e del gruppo di auto mutuo aiuto di sostegno durante le fasi impegnative del corso stesso, ossia il tirocinio estivo e la preparazione all’esame del giorno prima (9/10).
Dopo il break di mezzogiorno che ha consentito la visita durante l’Open Day del vicino Centro Diurno presso il Centro Psico Sociale di Mantova (CPS), dove l’ASST ha gentilmente offerto un apprezzato buffet, i lavori del Convegno sono ripresi con le due sessioni pomeridiane a partire dalle ore 14 con moderatrice Alessandra Varini che ha coordinato gli interventi, anche da remoto, di vari Esperti in Supporto tra pari, provenienti da varie Regioni Italiane come il Friuli (segnatamente da Gorizia), il Trentino, il Piemonte (precisamente da Alba), la Toscana (in particolare da Prato) e la Lombardia (gli amici di Cremona); tutti hanno dichiarato che, pur nelle difficoltà della non sempre ideale collaborazione con gli operatori dei rispettivi Servizi, il sapere esperienziale messo a disposizione degli utenti in acuzie mitiga la loro sofferenza.
Fuori dal consueto e assai gradito e applaudito si è rivelato l’intervento del folto gruppo della Comunità di San Cataldo, guidata da Enrico Baraldi e dalla presenza del Vescovo di Mantova, Marco Brusca. In un appassionato racconto della vita del Santo (San Cataldo per l’appunto), in cui si sono alternati Emanuela ed il Vescovo stesso è stato sottolineato il fatto che la vita dei Santi è come quella dei comuni mortali e, per allietarla, basta poco, anche un semplice, ma squisito cioccolatino distribuito per l’occasione a tutti i presenti al Convegno.
Infine la quarta sessione, nel tentativo di tirare le somme dei contributi ascoltati durante le sessioni precedenti, ha visto ancora Giovanni Rossi, Debora Bussolotti, Renzo de Stefani e Alessandra Varini, offrire ciascuno il proprio punto di vista su quanto sia utile, dopo tante belle parole, dare un seguito fattivo per colmare la distanza che ancora caratterizza il comune sentire della cittadinanza da una parte e di qualche professionista della salute dall’altra.